Sta provocando molte polemiche la riforma della giustizia voluta dal ministro ed ex magistrato Carlo Nordio. Quella che si sta facendo conoscere proprio come “riforma Nordio”, sta creando spaccature su diversi fronti: politico, della magistratura e degli avvocati. A detta del ministro, si tratta di un progetto organico, che passerà prima attraverso un rinnovo della giustizia con leggi ordinarie per arrivare in seguito a una vera e propria revisione costituzionale. Cosa prevede, nel dettaglio, la riforma? I provvedimenti sono molteplici: la cancellazione del reato di abuso di ufficio, una stretta sulle intercettazioni e sul loro utilizzo da parte degli organi di stampa, maggiori garanzie per l’indagato in caso di custodia cautelare, la reintroduzione dell’inappellabilità del PM nel caso di reati meno gravi e la separazione tra le carriere di giudici e PM. La riforma è approdata alla Camera il 20 giugno e, se la maggioranza è apertamente a favore delle misure previste dalla riforma, l’opposizione è contro, con la fazione dei sindaci Dem che protestano contro l’abolizione del reato di abuso di ufficio – un esempio è il sindaco di Bologna Matteo Lepore.
La sola eccezione negli esponenti del PD è quella del governatore della Campania Vincenzo de Luca, che supporta le decisioni del ministro. Ad accompagnare il coro di sfavore del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle c’è l’associazione antimafia Libera, per cui l’abolizione del reato di abuso di ufficio rappresenterebbe un pericoloso indebolimento dei sistemi di anticorruzione. Anche parte dell’avvocatura si schiera in sfavore e pone ragionevolmente un quesito fondamentale: se l’abuso d’ufficio non esisterà più, nel caso di un ipotetico reato, come si procederà? Sarà contestato il reato di corruzione?
Chi si è espresso a favore delle norme volute dal ministro è il Terzo Polo con Italia Viva, il cui leader Matteo Renzi ha dichiarato che il reato di abuso di ufficio è “una norma che può essere tranquillamente cancellata, il traffico di influenze […] un reato talmente indeterminato da non sembrare reale”. Bisogna ricordare che nel 2021, la percentuale di indagati assolti è stata pari al 99%. Secondo il giurista Sabino Cassese, anche l’inappellabilità riguardo alcune sentenze di primo grado per reati minori potrebbe apportare un giovamento nel sistema di giustizia italiano, garantendo maggiore snellezza e facilità di avanzamento per gli oltre quattro milioni di procedimenti penali attualmente pendenti. I partiti di opposizione insieme a quelli del Terzo Polo potranno presentare gli emendamenti ritenuti necessari. La partita sulla riforma della giustizia è ancora aperta.
Sandra Spoto