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Il mistero del tentato golpe targato Wagner.

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Si tratta di un vero è proprio mistero, quello che coinvolge il tentato colpo di stato condotto nei giorni scorsi dalla brigata russa Wagner, guidata dall’oligarca Yevgeny Prigozhin. La rivolta è iniziata quando la brigata ha lasciato il territorio ucraino e ha occupato la città di Rostov-on-Don, punto di importanza strategica per il dispaccio delle armi utili nel conflitto russo-ucraino. La brigata Wagner, formazione di mercenari di stampo neo-nazista che prende il nome proprio dal compositore favorito da Adolf Hitler, è stata accolta dai cittadini di Rostov-on-Don da applausi e urla di giubilo e ha fatto sfilare i propri tank marchiati da una “Z” in vernice rossa per le strade della città. I militari hanno invaso le strade e, proprio il leader della Wagner, Prigozhin, nelle stesse ore, ha dichiarato guerra ai vertici militari della Russia, tacciati di debolezza, chiedendo le dimissioni del ministro della difesa Shoigu e del generale Gerasimov ed esortando il popolo a unirsi nella rivolta. Ciò che Prigozhin ha minacciato è stato un vero e proprio colpo di stato e lo spettro di una guerra civile è tornato a mettere a rischio la stabilità del governo russo. Le frasi di Prigozhin hanno avuto come conseguenza un teso appello alla nazione trasmesso dalle TV russe da parte del presidente Vladimir Putin, il quale ha negato fermamente la possibilità di un nuovo 1917. “Chi ha scelto il tradimento sarà punito”, ha affermato Putin. Non è molto chiaro, però, se così sia stato. Infatti, la Wagner ha condotto una marcia lunga una giornata intera e, solo a duecento chilometri da Mosca, il leader della brigata ha dichiarato di volersi fermare, ufficialmente per “evitare ulteriori spargimenti di sangue”. Attraverso la mediazione del presidente bielorusso Lukashenko, Yevgevny Prigozhin ha fermato l’avanzata e ha accettato di recarsi proprio in Bielorussia, con la garanzia di impunità. Inoltre, la cosiddetta “punizione ai traditori” sembra non essere stata applicata anche nei confronti dei membri della brigata Wagner, perché secondo le asserzioni del Cremlino, coloro che accetteranno di prendere parte nell’esercito regolare nazionale eviteranno di dover affrontare qualsiasi tipo di pena. Prigozhin e i suoi, che si erano detti “pronti a morire”, hanno fatto dietro front e lasciato anche la città di Rostov, defluendo nuovamente verso il territorio ucraino. Dopo ore di fermento politico e di informazione nella giornata di sabato 24 giugno, si è venuto a creare un vuoto di notizie, in particolare da parte di Prigozhin, solitamente molto attivo sui social media. La situazione rimane avvolta dal mistero: qual è stato il vero ruolo di Lukashenko e cosa è stato proposto a Prigozhin per fermare una tale avanzata? Che fine ha fatto il leader della Wagner e per quale ragione l’avanzata della brigata è riuscita ad arrivare indisturbata a una così breve distanza da Mosca? Dov’è il presidente Putin e quale sarà il destino di Shoigu e Gerasimov? Nella giornata di domenica 25 giugno sono stati trovati circa 4 miliardi di rubli nell’appartamento vuoto di Prigozhin – l’ammontare di circa 43 milioni di euro. Non è chiaro quale fosse la destinazione di quel denaro. Inoltre, pare che l’intelligence statunitense fosse informata del fatto che attorno alla metà di giugno ci sarebbe stata un tentativo di ribellione da parte della brigata. Mentre tutte queste vicende accadevano in Russia, esponenti dei governi occidentali esprimevano la propria preoccupazione attraverso Twitter, riunendo consigli di sicurezza e affermando, però, che si trattava solamente di questione interne dello stato russo. In molti, ora, affermano che il potere di Vladimir Putin si sia indebolito, altri credono che Putin ne sia uscito rafforzato, avendo fermato un tentato golpe solo attraverso la diplomazia. Comunque la si pensi, è evidente che molte ombre avvolgono questa vicenda.

Sandra Spoto

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