È arrivato via Twitter l’annuncio del governatore repubblicano Ron DeSantis della sua candidatura alle elezioni presidenziali statunitensi previste per il 2024.
E proprio il patron di Twitter e Tesla, Elon Musk, ha già confermato il suo supporto a DeSantis, insieme a diverse figure del mondo imprenditoriale statunitense, per cui DeSantis è un personaggio fondamentale, avendo applicato una politica liberale unitamente a sgravi fiscali importanti per gli imprenditori della Florida, stato di cui è capo politico.
Con la candidatura di DeSantis si apre una spaccatura nel partito repubblicano, per il quale l’ex presidente Donald Trump ha già annunciato la corsa alla Casa Bianca 2024, sfidando l’avversario democratico e presidente in carica Joe Biden. Per molti, DeSantis è il degno successore di Trump, differendo principalmente nelle doti comunicative diplomatiche. Infatti, DeSantis è stato un fermo oppositore dell’attacco al Campidoglio avvenuto il 6 gennaio 2021, per cui il ruolo di Donald Trump non è ancora del tutto chiaro. Ciononostante, De Santis, 44 anni e un passato nella Marina statunitense, non è assolutamente una figura tendente al centrismo, con delle idee e attuazioni di legge nello stato della Florida che sono una aperta sfida ai diritti civili. Un esempio chiaro è la sua posizione riguardo le armi da fuoco, il cui accesso secondo DeSantis non dovrebbe avere limitazioni, senza necessità per i cittadini di essere in possesso di porto d’armi e di una verifica per quanto riguarda i disturbi psichiatrici. Non solo: il governatore della Florida ha ampliato nello stato il range delle possibilità di ricorso alla pena di morte, partecipando personalmente a cinque esecuzioni capitali. Ulteriore prova della posizione di conservatore e tradizionalista è la legge riguardante la pratica dell’aborto, che ne prevederebbe il divieto dopo le sei settimane di gestazione e la pena fino a cinque anni di detenzione per chi lo pratica. Tale legge è ora ferma allo stadio dell’approvazione della Corte Suprema della Florida ma si tratta comunque di uno dei provvedimenti legislativi più restrittivi negli interi Stati Uniti. Le restrizioni applicate da DeSantis riguardano anche il diritto di voto di alcune minoranze: per oltre un milione di ex detenuti in Florida, è stato impedito di votare alle elezioni di metà mandato. Evidente è la lotta del candidato alle presidenziali nei confronti degli ideali progressisti e di quella che considera l’ideologia “woke”, che ora è intesa spesso con una accezione negativa ma che, in realtà, è nata con l’intenzione di portare alla luce gli argomenti in primo piano nella lotta ai diritti civili. DeSantis, cattolico integralista e supporter della formazione di estrema destra Tea Party, ha vietato agli insegnanti – dalle elementari alla fine del liceo – di parlare di orientamento sessuale con un provvedimento rinominato “Don’t Say Gay” e quindi l’utilizzo dei pronomi per i giovani che non si identificano nel proprio genere biologico. Vietata inoltre la distribuzione di farmaci per i giovani transgender che intendono cambiare sesso.
Nei confronti della politica estera, DeSantis non ha espresso una posizione chiara sulla guerra in Ucraina, che a suo dire, dovrebbe passare in secondo piano rispetto alla politica interna.
Per il momento, Donald Trump è in vantaggio su DeSantis di solo 4 punti – rispettivamente 40 e 36 punti. La situazione, però, è instabile, e con la scesa in campo di DeSantis si è aperta una vera e propria guerra nel partito repubblicano.
Sandra Spoto