La vita prende direzioni imprevedibili. Così, in un batter di ciglia. Dagli esami di maturità al liceo Scientifico, alla convocazione, l’esordio e l’assist con la Nazionale. Wilfried Gnonto sta vivendo un sogno ad occhi aperti. Il rischio di iniziare a volare troppo è dietro l’angolo, ma ci sono gli esami a tenerlo con i piedi saldi a terra. «Gli ho portato i libri allo stadio, perché non pensava che Mancini dopo gli allenamenti iniziali lo tenesse in ritiro. Deve fare la Maturità italiana al Liceo Scientifico e l’esame di tedesco in Svizzera. Fortunatamente lo parla già abbastanza bene, siamo a Zurigo da due anni. È sempre stato molto studioso, ma ha lasciato il liceo classico perché non riusciva a far combaciare lo studio con gli allenamenti. Si portava i libri in macchina, nel tragitto tra Baveno e Appiano, mangiando panini”. Sono queste le parole cariche di emozione del papà di Willy, Boris Gnonto, parole piene di umiltà, pronunciate subito dopo la sua convocazione in Nazionale di suo figlio. “Poi l’Inter ci ha aiutato con un pulmino, ma andavamo a prenderlo a scuola per portarlo agli appuntamenti. Io lavoravo in fabbrica e se avessi fatto il turno notturno sarei riuscito a portarlo, altrimenti toccava a mia moglie, o qualcuno ci dava una mano. Siamo in Italia da ormai 30 anni, siamo sempre stati a Baveno, eravamo custodi dell’oratorio e abitavamo proprio sopra il campo. La chiave ce l’avevamo noi, per cui quando Willy voleva giocare bastava aprire il campo. Vorrei ringraziare il parroco Don Alfredo – aggiunge Boris – che ci ha dato una mano incredibile, ci ha accolto come dei figli. Ci ha regalato la casa dove eravamo custodi”. Ma perché parlano tutti di Gnonto e della sua famiglia? Di Gnonto si parla perché è l’eccezione, perché è il grande esempio di umiltà. Se tutti i 18enni fossero così non si parlerebbe di Gnonto, o forse se ne parlerebbe comunque ma con una consapevolezza diversa. Ed è proprio questo il problema. Quella che dovrebbe essere la normalità più assoluta fatta di sogni, congiuntivi azzeccati ed educazione in campo e fuori è diventata l’eccezione.
Bravo Willy.
Redazione di Fiorella Nicotera