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Lago d’Orta, l’inquinamento industriale risanato con l’intervento di Liming

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Ci fu un tempo neppure troppo lontano, che vide il lago d’Orta trasformato in grande “discarica” a cielo aperto, utilizzato dall’allora fiorente industria manifatturiera cusiana, per lo sversamento di scarichi e liquami, scarto delle lavorazioni. Soprattutto le fabbriche tessili, in particolare i liquidi ammonici prodotti dalla Bemberg di Gozzano sin dagli anni ‘20, insieme al settore metallurgico (scarico di metalli pesanti) fiorente negli anni ‘60, contribuirono ad un progressivo inquinamento delle acque, che portò a cambiare la denominazione in “lago morto” con una condizione estrema di acidità, che per l’intera massa d’acqua aveva un pH medio di 4,5, con punte estreme, alla circolazione di 3,8 unità.

Dalla fine degli anni ‘70 però, con l’ascesa di una maggiore consapevolezza ambientale e le conseguenti normative di legge, l’industria locale ha cominciato a regolarizzarsi, ma decenni di sversamenti incontrollati, sembravano aver prodotto un danno irreversibile all’equilibrio della flora e della fauna autoctona, che fino alla fine del XIX, vedeva il lago cusiano fra i più cristallini e pescosi dell’intero arco prealpino.

In un contesto così compromesso, il lago d’Orta aveva bisogno di idee innovative e proposte coraggiose, ed in suo soccorso sono andati gli scienziati dell’Istituto per gli Ecosistemi CNR di Pallanza (allora Istituto Italiano di Idrobiologia), che fra il 1989 ed il 1990, hanno prima sviluppato e poi coordinato il progetto di Liming, con l’approvazione e l’appoggio del Ministero dell’Ambiente, enti e istituzioni regionali e locali.

Gli studiosi hanno di fatto provocato una sorta di grande shock chimico, che portasse al drastico abbassamento dell’acidità, prima responsabile della morte biologica delle acque cusiane.

Le acque del lago hanno subito un processo di neutralizzazione, attraverso l’immissione nel lago di 15.000 tonnellate di carbonato di calcio finemente macinato. Utilizzando grandi zattere per il trasporto del CaCO3, sparso su un’ampia superficie; il carbonato scendendo poco per volta verso la profondità, ha man mano neutralizzato la massa d’acqua acida che incontrava nella sua discesa.

L’operazione di Liming ha fatto rientrare il pH a livelli ottimali, consentendo al lago d’Orta nel medio periodo, di ricostituire in modo naturale flora e fauna lacustre, condizione consegnata ai posteri affinché venga conservata il più possibile integra. (m.f.)

di Marco Foti

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